Sette banche indiane si uniscono alla piattaforma blockchain di JP Morgan

Sette banche indiane si uniscono alla piattaforma blockchain di JP Morgan - JP Morgan bank

Sette banche indiane hanno aderito alla piattaforma blockchain di JP Morgan Chase, denominata IIN (Interbank Information Network) grazie alla quale è possibile dare vita a pagamenti più rapidi a livello transfrontaliero. Una adesione la quale sembra destinata a dare grande impulso al suo business delle transazioni globali, considerato come si tratti della più grossa operazione di partnership tra banche inaugurata sino a questo momento.

Interbank Information Network (IIN): di cosa si tratta?

Interbank Information Network è una piattaforma che rappresenta il primo servizio di blockchain live di JP Morgan Chase. Il suo compito è quello di agevolare i pagamenti transfrontalieri cercando di eliminare i punti di attrito che possono essere causati dai salti attraverso la catena dei pagamenti in corrispondenza della necessità di acquisire ulteriori informazioni. In pratica INN mira a fornire le informazioni atte a rendere sicuro lo scambio tra le banche associate ai pagamenti transfrontalieri, andando a ridurre i costi e a mitigare i rischi solitamente connessi alle transazioni di questo genere. Per capire l’incidenza del nuovo sistema su queste operazioni, basterà ricordare che tramite la piattaforma di JP Morgan Chase il tempo impiegato per queste richieste crolla da 16 giorni a poche ore.
Il dato è stato ricordato da Madhav Kalyan, CEO di JPMorgan Chase Bank India, insieme al nome dei sette istituti bancari che hanno aderito all’iniziativa: ICICI Bank, Axis BankNSE, Yes Bank, Union Bank of India, Federal Bank of India e Canara BankNSE. Nomi che vanno ad aggiungersi ad oltre 330 banche, tra cui Deutsche Bank, Australia e New Zealand Banking Group, che a livello globale hanno già deciso di aderito alla piattaforma.

L’utilità di Interbank Information Network

Quando si effettuano pagamenti transfrontalieri, le banche, nella ricerca di informazioni utili ad eseguire le transazioni senza correre eccessivi rischi sono costrette a richiedere informazioni ad altri istituti bancari, prima di dare il via all’operazione. Tra di esse vanno ricordati i dati anagrafici del beneficiario, dati abbastanza semplici, ma che in concreto necessitano di una serie di verifiche per espletare le quali può rendersi necessario un minimo di 2 giorni, che però a volte possono diventare anche 16 per le sopravvenute difficoltà. In tal modo si innesca un ritardo nei pagamenti che rischia di logorare la fiducia della clientela.
La stessa JP Morgan Chase si propone l’obiettivo di far crescere l’infrastruttura tramite non solo la massiccia adesione di banche, ma anche offrendo servizi aggiuntivi in grado fornire un valore aggiunto in termini di rapidità, convenienza dei costi e trasparenza. Lanciata ufficialmente lo scorso anno ha subito riscosso un notevole gradimento da parte di molti istituti, a testimonianza della sua bontà.
In una intervista rilasciata la scorsa settimana, è stato John Hunter, Global Head of Clearing della banca statunitense ad affermare che il suo intento iniziale era quello teso allo sviluppo di un ecosistema che fosse in grado di aiutare gli utenti delle banche, giovandosi dell’impiego di tecnologie emergenti come la blockchain al fine di affrontare meglio il complesso settore dei pagamenti transfrontalieri. Un proposito premiato sinora dai risultati conseguiti.