Si chiamerà GlobalCoin la criptovaluta di Facebook?

Ormai da tempo si rincorrono i rumors relativi all’intenzione di Facebook di varare la propria criptovaluta. Voci da sempre seguite con estremo interesse da molti attori del settore, proprio per le ripercussioni che un fatto di questo genere potrebbe avere sul futuro destino degli asset digitali.
I rumors erano tornate nuovamente ad agitare i mercati nel febbraio di quest’anno, quando il fondatore del celebre social media, Mark Zuckerberg, aveva pubblicato sul suo profilo un video contenente un’intervista di Jonathan Zittrain, professore di Legge ad Harvard, in cui si parlava in maniera diffusa anche di Blockchain e monete virtuali. In particolare nel corso di quella intervista proprio Zuckerberg aveva confermato la seria intenzione di utilizzare tutte le potenzialità della tecnologia Blockchain su Facebook, in modo da permettere agli utenti del social media di accedere ad una serie di servizi tramite credenziali di loro proprietà, senza perciò doverle rendere note a strumenti di terze parti, eventualità del resto sgradita a molte persone, soprattutto dopo il fattaccio di Cambridge Analytica.
Ora le voci sono però destinate a farsi sempre più forti, dopo la pubblicazione di un articolo al riguardo sul portale d’informazione BBC, che ha destato una notevole sensazione.

GlobalCoin: l’esordio avverrà nel 2020?

L’articolo di BBC afferma in primo luogo che all’interno dell’azienda sia già stato dato un nome alla criptovaluta, ovvero GlobalCoin e che siano già stati messi in programma test riguardanti la divisa virtuale, i quali inizieranno entro la fine dell’anno. Resta però da capire se questo sarà il nome effettivo con cui la creazione virtuale di Facebook vedrà la luce o se invece sia destinato a mutare da qui al suo esordio, previsto per il 2020.
L’articolo afferma inoltre che lo scorso mese proprio Mark Zuckerberg avrebbe tenuto un incontro con il direttore della Bank of England Mark Carney, teso in particolare a discutere sulle opportunità e sui rischi legati al lancio di una nuova moneta digitale, in vista della quale l’azienda ha anche provveduto a richiedere la consulenza del Tesoro degli Stati Uniti. Una collaborazione che avrebbe lo scopo principale di spianare la strada alla nuova divisa virtuale per quanto riguarda le questioni di natura gestionale e normativa, con particolare attenzione per tutto ciò che attiene a problematiche come quelle legate all’identificazione delle identità e al possibile riciclaggio di denaro. Sembra quindi evidente la preoccupazione relativa agli aspetti più controversi collegati alle cryptocurrency, gli stessi che hanno attirato a Bitcoin e altre divise virtuali feroci accuse da parte del mondo finanziario tradizionale, ad esempio ad opera di Davide Serra, il fondatore di Algebris, il quale non aveva esitato a definire il Bitcoin come una vera e propria lavanderia di capitali illeciti.

Le trattative con Visa e Mastercard

Sempre secondo BBC i vertici di Facebook sarebbero in fase di discussione con Western Union, il famoso fornitore di servizi per pagamenti, cui sarebbe affidato il compito di abilitare i trasferimenti di denaro rendendoli non solo più veloci, ma anche più economici, caratteristiche le quali si renderebbero possibili proprio evitando gli accessi diretti alle banche.
A tal proposito va poi ricordato come fonti vicine alla compagnia avessero già provveduto a svelare come Facebook avesse avviato trattative con Visa e MasterCard, con il preciso intento di ottenere un finanziamento di un miliardo di dollari il quale sarebbe servito a sviluppare la propria criptovaluta.
L’articolo di BBC, quindi, suona come l’ennesima conferma di quanto già si sapeva da tempo e di quello che era già trapelato alla fine dello scorso anno, quando i mercati erano stati messi a rumore dalle prime voci  relative ai lavori portati avanti da Facebook per il prossimo varo di una moneta digitale destinata a servire il servizio di messaggistica WhatsApp. Voci rinforzate a febbraio non solo dalla mossa di Zuckerberg, ma anche dalle notizie secondo le quali la criptovaluta in questione sarebbe stata una stablecoin ancorata al valore del denaro tradizionale.