Venezuela: crolla il tasso di cambio del bolivar nei confronti del Bitcoin

Nel corso degli ultimi giorni, il Venezuela ha visto crollare il tasso di cambio della moneta nazionale, il bolivar, nei confronti del Bitcoin, una perdita secca del 30% in una settimana che va in pratica a confermare la complicata situazione dello Stato sudamericano.
Il dato è desunto dalla quantità di transazioni avvenute su LocalBitcoins, le quali hanno raggiunto addirittura la cifra record di 114 miliardi. Una performance che ha letteralmente spazzato via quella messa a segno nella settimana precedente, quando le operazioni si erano attestate a 77 miliardi.

Il crollo del tasso di cambio

A meravigliare gli osservatori esterni, però, è stato il crollo fatto registrare dal tasso di cambio tra bolivar e BTC. Se nella settimana precedente bastavano 166 milioni di bolivar per avere un Bitcoin, ora ne servono addirittura 215 milioni. Un crollo, quello della moneta venezuelana, che peraltro non può essere addebitato ad un aumento di valore della criptovaluta attribuita a Satoshi Nakamoto, che nello stesso periodo ha anzi fatto registrare una flessione da 10mila a 9.500 dollari.
Il crollo del tasso di cambio è ancora più clamoroso se si pensa che all’inizio dell’anno bastavano 4 milioni di bolivar per poter avere un Bitcoin. E ne consegue che nel giro di appena otto mesi la valuta nazionale venezuelana ha perso più del 5.000% nei confronti di BTC, mentre nello stesso periodo il corrispondente in dollari statunitensi della criptovaluta è passato da 4mila a 9500.

Neanche Petro riesce a invertire la tendenza

Le difficoltà del Venezuela, in particolare la spirale iperinflattiva in cui si è avvitato il Paese, è per buona parte conseguenza dell’embargo statunitense, voluto da Donald Trump. Per cercare di porre rimedio alla situazione, il presidente Maduro ha puntato su una moneta virtuale nazionale, il Petro, garantito dalle riserve di petrolio e minerali preziosi che abbondano nel Paese. Una mossa la quale però ha dato sinora scarsi risultati, in quanto i venezuelani continuano con tutta evidenza a preferire la sicurezza rappresentata dal Bitcoin, ad onta di una volatilità che continua ad essere notevole.

La popolarità delle criptovalute in Sud America

Nonostante il notevole rialzo del tasso di cambio, in Venezuela non si ferma la corsa al Bitcoin, tanto che il Paese è al secondo posto nella classifica per volumi di scambio di BTC su LocalBitcoins, preceduta in questa graduatoria solo dalla Russia. Tanto da poter dire che per i venezuelani BTC rappresenti ormai a tutti gli effetti un vero e proprio bene rifugio. Al quarto posto di questa classifica è poi possibile trovare la Colombia, altro Paese il quale sta vivendo una situazione sociale abbastanza complicata, con un via vai continuo di persone al confine con il Venezuela, tale da creare difficoltà di non poco conto.
Considerato quanto sta accadendo in Argentina e in Brasile, ove le divise digitali sono al centro di tutta una serie di progetti che ne stanno facendo una riserva di valore in Paesi ove l’inflazione continua a viaggiare su ritmi sostenuti, si può dire che proprio l’America Latina sta rivelandosi estremamente aperta di fronte ai profili di innovazione che caratterizzano gli asset digitali.