Walmart pensa a una propria criptovaluta

Walmart starebbe valutando di entrare nel mondo criptovalutario, seguendo i passi di Facebook e della sua Libra.

Stando a quanto afferma Bloomberg, infatti, il colosso delle vendite al dettaglio statunitensi ha domandato di brevettare una tecnica di utilizzo delle valute digitali, legate alle tradizionali monete fiat, che potrebbe consentire transazioni più economiche e veloci, nonché caratteristiche di sicurezza ancora maggiori.

Ad ogni modo, anche se l’Ufficio Brevetti e Marchi dovesse adottare una simile richiesta, formalmente avanzata lo scorso 29 gennaio (ma resa noto solo il 1 agosto), Walmart non sembra comunque essere vicina al lancio di una moneta simile a Libra, proposta da Facebook. Kory Lundberg, un portavoce della compagnia, si è limitato a indicare in un’e-mail che “in questo momento non abbiamo alcun piano per questo brevetto”.

Nella domanda l’azienda aveva dichiarato di voler brevettare un metodo per creare una valuta che potesse eseguire e registra le transazioni su una blockchain, un registro digitale simile a quello che alimenta Bitcoin, sovrapponendo le informazioni sulle transazioni con la storia degli acquisti compiuti dai clienti, evidentemente per fini di marketing.

Walmart è stata la prima compagnia ad utilizzare nel proprio settore la tecnologia blockchain: al momento il registro viene fruito per poter tracciare i prodotti lungo la sua catena di fornitura, ma non è escluso che – come poi hanno fatto altre aziende – si possa finire con l’utilizzare questa tecnologia anche per poter emettere nuovi token digitali al posto dei punti fedeltà, o di utilizzare gli stessi token per facilitare le transazioni, rendendole più veloci e meno costose degli attuali sistemi di pagamento.

Appare evidente che, negli Stati Uniti come nel resto del mondo, i venditori abbiano da tempo iniziato a cercare modi per ridurre le commissioni applicate dalle reti di pagamento come Visa Inc. e Mastercard Inc. La presentazione all’inizio di quest’anno dei piani per creare una moneta digitale da utilizzare per l’acquisto di beni e servizi da parte degli utenti del proprio social network non sembra però essere stata accolta positivamente dalle autorità di regolamentazione, evidentemente preoccupate da potenziali carenze di privacy e sui possibili effetti negativi sul sistema finanziario statunitense.