Criptovalute: cosa sta accadendo in Russia?

La Russia è uno dei Paesi ove le istituzioni sin dall’inizio hanno mostrato una notevole apertura verso il fenomeno delle criptovalute. Esplicitata anche il recente 24 aprile, quando Putin ha affermato come nel caso di un fallimento della digitalizzazione dell’economia, il suo Paese potrebbe scontare notevoli difficoltà nel futuro.
Le notizie che arrivano da Mosca, quindi, sono viste con molto interesse dagli ambienti favorevoli agli asset digitali, che vedono proprio nella Russia il gigante che potrebbe assumere una funzione decisiva per rendere sempre più forti e sicure le prospettive delle divise virtuali.

Il governo russo verso una stretta al mining?

Dopo le ripetute dichiarazioni del governo russo e di personalità di primo piano delle istituzioni monetarie e finanziarie moscovite, erano in pochi ad attendersi la notizia che nelle ultime ore ha seminato non pochi dubbi sull’effettiva volontà della Russia. La Duma di Stato, ovvero il parlamento della Federazione Russa, sta infatti seriamente considerando l’idea di imporre responsabilità amministrative a danno di chi è implicato nel mining di criptovalute.
A dichiararla nel corso di un’intervista con il portale d’informazione TASS, è stato Anatoly Aksakov, numero uno del Comitato della Duma per i Mercati Finanziari, il quale ha affermato che il governo potrebbe mutare decisamente le proprie politiche riguardo al mining già entro la fine di giugno. In particolare qualsiasi operazione implicante la creazione e la diffusione di criptovalute non pienamente rispondenti alla legislazione russa sarà considerata illegittima, portando i promotori a dover scontare le loro responsabilità amministrative sotto forma di multe. La Duma vuole con questo atto affermare che le criptovalute create su blockchain aperte, come ad esempio Bitcoin o Ethereum, siano da considerare alla stregua di strumenti illegittimi. Lo stesso Aksakov ha poi precisato che comunque i cittadini russi che intendano avvalersi di queste divise virtuali potranno continuare ad approvvigionarsi presso punti di vendita e gli exchange stranieri, i quali non sarebbero sottoposti alla giurisdizione nazionale.

La decisione di Sberbank

La dichiarazione di Aksakov cade in un momento particolare, se solo si pensa che nel mese di maggio la banca più importante del Paese, Sberbank, aveva dichiarato la propria intenzione di dismettere tutti i progetti collegati al settore delle criptovalute.

Una decisione che ha sollevato notevole clamore e motivata dal fatto che la Banca di Russia aveva reso nota la sua aperta contrarietà nei confronti degli asset digitali. In attesa di regole chiare per il settore e per i soggetti intenzionati a investirvi, Sberbank ha ravvisato un ostacolo insormontabile in tal senso nell’aperta contrarietà della Banca di Russia cassando ogni progetto in direzione di una digitalizzazione dei servizi finanziari.

Una decisione sorprendente

L’intenzione della Duma suona comunque alla stregua di una notevole sorpresa, considerato come la Russia avesse mostrato nel corso degli ultimi anni un notevole interesse nei confronti delle criptovalute, intese come il modo migliore per attenuare le conseguenze del blocco economico operato da Stati Uniti e Unione Europea.

Un interesse che era stato ribadito anche nei giorni precedenti all’incontro con il Giappone in cui si è discusso dell’assenza di un trattato di pace formale in grado di chiudere il triste capitolo della Seconda Guerra Mondiale. Il nuovo trattato di cui stanno attualmente discutendo i due Paesi, prevede la condivisione da parte del Giappone di conoscenze pratiche e attrezzature tecniche nel campo del commercio e del fatturato delle cryptocurrency.

Va poi ricordato come la Russia si appresti a testare l’ampio spettro di applicazioni delle divise virtuali all’interno di sandbox regolamentari i quali dovrebbero sorgere in quattro regioni pilota del suo immenso territorio, come previsto dai piani elaborati al riguardo dal Ministero dello sviluppo economico.

Tra i loro obiettivi c’è anche quello teso allo sviluppo di canali crypto efficaci, stabili ed economici grazie ai quali diventerebbe possibile aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a danno di settori, imprese e personalità dell’economia russa.

La piattaforma turistica della Jugra

Altra notizia da tenere in considerazione per cercare di capire in quale direzione stia andando la Russia, per quanto concerne gli asset digitali, è poi quella relativa alla decisione presa dal Circondario Autonomo degli Chanty-Mansi (Jugra), che prevede il lancio di una piattaforma turistica basata sulla tecnologia Blockchain.
Anche in questo caso è stato il portale d’informazione Tass a svelare i disegni della regione russa, portati avanti da Roman Genkel, l’uomo cui è affidato il compito di gestire il fondo regionale per lo sviluppo. Proprio lui ha infatti stretto una collaborazione con Alexander Borodich, il CEO della start-up blockchain Universa, per il lancio della nuova piattaforma, durante la conferenza St. Petersburg International Economic Forum.

La piattaforma, come spiegato proprio da Universa in un suo tweet, permetterà di tracciare tutte le spese pubbliche e gli investimenti, con il preciso scopo di garantire la massima trasparenza. Strutturata per supportare svariate lingue, essa avrà la funzione di semplificare l’interazione fra i turisti in visita nella regione e l’intero ecosistema turistico disponibile.